Renata Viganò, L'Agnese va a morire, Torino, Einaudi, 1949 (ultima riedizione ©2014)

 

Il romanzo è ambientato durante la Seconda Guerra mondiale, dopo l’8 settembre 1943, nelle Valli di Comacchio. 

Agnese, una donna di mezza età semplice e umile lavora come lavandaia e vive col marito Palita militante comunista, costretto da precarie condizioni fisiche a lavorare in casa («fabbricava scope e panieri»). Lei non si interessa alle discussioni politiche e alle attività del marito, che supporta e partecipa all’organizzazione delle azioni dei partigiani. Un giorno Agnese incontra un soldato stanco e affamato che sta tornando a casa convinto che la guerra sia finita e lo ospita, generosa. In seguito a una soffiata, il marito viene catturato dai tedeschi e poi ucciso e a lei rimane come unica compagna la gatta di Palita e un odio sempre più forte per i nazisti; quando uno di loro va a casa sua e uccide il gatto, Agnese reagisce istintivamente colpendolo alla testa e fugge, arrivando poi a rifugiarsi presso una famiglia che fa parte del movimento clandestino. Inizia il suo impegno per la Resistenza e, come staffetta di collegamento, è sempre più indispensabile per i partigiani delle valli di Comacchio. Diventa “mamma Agnese” per tutti, le viene affidato il ruolo di organizzatrice delle staffette e, seppur stanca e malata, si impegna per i suoi ragazzi con modestia e umiltà, va in bicicletta o a piedi ovunque ci sia bisogno di lei, con il timore di non fare abbastanza o di fare errori che potrebbero mettere in pericolo altre persone.

L'Agnese va a morire è considerato un romanzo neorealista e ha una ispirazione di tipo autobiografico, in quanto Renata Viganò fu una partigiana e partecipò alla Resistenza italiana come staffetta e infermiera e collaborando alla stampa clandestina.

In quanto opera, riferita alla lotta partigiana, scritta da una donna e dedicata a una donna, leggere questo romanzo fa riflettere sull’importanza che le donne hanno avuto nella lotta contro il nazifascismo.

È un romanzo politicamente schierato, a tratti troppo semplificatorio, ma comunque apprezzabile per la rappresentazione della vita di persone semplici in un momento storico drammatico, per lo stile descrittivo e per la tensione, verso valori di giustizia sociale e politica, che esprime.

Lo stile è semplice, immediato e quasi freddo, ma fa da contrappeso alla profondità e alla grandezza degli ideali che trasmette e dei sentimenti che suscita.

Ho amato molto le descrizioni del paesaggio, a me sconosciuto, delle valli del delta del Po e mi sono emozionata per le vicende di questa piccola grande donna, Agnese.

(Ale)


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