Luigi Pirandello - Novelle - La morte addosso
Luigi Pirandello - Novelle - La morte addosso
La novella, uscita con il titolo di "Caffè Notturno", è stata poi ristampata con il nuovo titolo più evocativo della storia descritta. E' stata portata sulle scene nel 1923 con un’opera ad atto unico dal titolo "L’uomo dal fiore in bocca".
Comincerò da questa novella la mia modesta rassegna della vastissima produzione di Pirandello. È una delle mie preferite e lo è soprattutto oggi dopo l’improvvisa scomparsa di un nostro collega; ho pensato a lui quando l’ho riletta in questi giorni.
Un uomo perde il treno e si lamenta in un Caffè dell’inconveniente causato, a suo dire, dai molti pacchi e pacchetti che lo avrebbero rallentato nei movimenti. Tutta colpa della moglie che dalla villeggiatura lo ha incaricato di varie commissioni. Un altro uomo lo ascolta e inizia con lui un dialogo; è interessato alla vita degli estranei non per banale curiosità:
Un dialogo che diventa un monologo. La malattia consente al protagonista di togliersi la maschera e finalmente di vivere.
La novella, uscita con il titolo di "Caffè Notturno", è stata poi ristampata con il nuovo titolo più evocativo della storia descritta. E' stata portata sulle scene nel 1923 con un’opera ad atto unico dal titolo "L’uomo dal fiore in bocca".
Comincerò da questa novella la mia modesta rassegna della vastissima produzione di Pirandello. È una delle mie preferite e lo è soprattutto oggi dopo l’improvvisa scomparsa di un nostro collega; ho pensato a lui quando l’ho riletta in questi giorni.
Un uomo perde il treno e si lamenta in un Caffè dell’inconveniente causato, a suo dire, dai molti pacchi e pacchetti che lo avrebbero rallentato nei movimenti. Tutta colpa della moglie che dalla villeggiatura lo ha incaricato di varie commissioni. Un altro uomo lo ascolta e inizia con lui un dialogo; è interessato alla vita degli estranei non per banale curiosità:
ma così senza piacere, senza punto interessarmene, anzi…anzi…, per sentirne il fastidio, per giudicarla sciocca e vana, la vita, cosicchè veramente non debba importare a nessuno di finirlaLa vita non ci soddisfa mai perché è ingorda e non si lascia assaporare. Può finire da un momento all’altro ma le persone si affannano a pensare a quello che faranno oggi o domani senza sapere che, come è toccato a lui, hanno la morte addosso. L'uomo mostra al viaggiatore la moglie, ormai resa irriconoscibile dal dolore, che lo sorveglia da lontano; vorrebbe riportarlo a casa, alla sua quotidianità, niente di più crudele. Egli prova una profonda pietà per lei che lo insegue, non ha altra colpa se non quella di volergli bene, ma è al contempo feroce perché vorrebbe negargli il gusto di assaporare la vita.
Ho bisogno di starmene dietro le vetrine delle botteghe, io ad ammirare la bravura dei giovani di negozio. Perché lei lo capisce, se mi si fa un momento di vuoto dentro[…]- No no, non tema, caro signore: io scherzo! – Me ne vado. Ammazzerei me, se mai... Ma ci sono, di questi giorni, certe buone albicocche... Come le mangia lei? cor tutta la buccia, è vero? Si spaccano a metà: si premono con due dita, per lungo, come due labbra succhiose... Ah che delizia!
Un dialogo che diventa un monologo. La malattia consente al protagonista di togliersi la maschera e finalmente di vivere.
(Tiziana)
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