Matteo Bussola, Il tempo di tornare a casa, Torino, Einaudi, 2021
Il 19 luglio ci siamo incontrate e abbiamo sorteggiato la parola “tempo”, che ci ha ispirato diversi titoli; abbiamo infine votato per la lettura del libro di Matteo Bussola.
Il titolo, Il tempo di tornare a casa, è evocativo e l'illustrazione, il coniglio che giganteggia sulle persone, anche. In una stazione ferroviaria tante vite si incontrano o si sfiorano soltanto. Il romanzo è composto da tanti racconti quante sono le vite e le storie delle persone che popolano la stazione.
Il 2 ottobre ci siamo incontrate per parlare dell'esperienza di lettura.
Il libro offre uno spazio di riflessione dichiarato dallo stesso autore: le storie raccontano vite non sempre facili, ma tutti, al di là del viaggio che facciamo, tendiamo alla nostra mèta finale, verso casa, verso una vita che speriamo migliore.
Conoscere e comprendere le vite degli altri ci aiuta ad affrontare il viaggio con maggiore consapevolezza.
Qualche lettrice ha apprezzato lo stile delicato e la lettura le è sembrata piacevole.
Il libro, per altre lettrici invece, è troppo frammentato, le storie poco approfondite e a tratti banali. La logica del racconto prevede certamente una descrizione breve, ma in questo caso alcuni episodi sembrano inseriti nella trama in modo forzato.
L’autore stesso sembra quasi servirsi inconsapevolmente del coniglio, metafora del crescente disagio di vivere, per porsi in una posizione privilegiata di ascolto, quasi “appollaiandosi” sulla spalla dei protagonisti delle sue storie.
Lo stile complessivamente è sembrato chiaro, di facile lettura e interessante è apparsa la trama del racconto che si snoda, all’interno di una stazione ferroviaria, nel corso di una sola giornata. Il libro non sembra aver convinto tutte le lettrici.
Chi è interessato a partecipare alla lettura e al gruppo di lettura può scriverci a unapanchinaperleggere@gmail.it
A me questo libro è piaciuto molto e mi ha tenuto compagnia durante le vacanze estive. E' stata una lettura molto piacevole e scorrevole.
RispondiEliminaE' un insieme di racconti che nascono dalla curiosità e dalla fantasia di uno scrittore che perde il treno e che rimane bloccato in stazione per ore. Lo scrittore non ha altro da fare che osservare le persone che transitano e raccontare le loro storie perchè "le storie servono a scaldarci quando il vento è troppo freddo, a farci sentiore meno soli, a sapere che tutti, a prescindere dal treno, condividiamo lo stesso viaggio". Alla fine ciò che è più importante per ognuno di noi è poter sempre tornare a casa.
Il tempo di poter tornare a casa è per me anche metaforico come traspare dall'episodio del coniglio sempre più enorme agli occhi del protagonista che ha problemi di convivenza con la compagna: il tornare è anche un azzerare ogni tipo di problema.
RispondiEliminaalcuni episodi sono volutamente ambigui come tutta l'incertezza che caratterizza i protagonisti e un finale "aperto": la donna con le buste della spesa dietro la quale non si sa cosa si celi e il protagonista che progetta il suicidio ma che infine all'atto pratico non lo realizza o almeno così pare. Non è esatto di identificare l'immagine metaforica del coniglio con il disagio esistenziale dell'autore: esso parrebbe invece sovraindividuale.