Viola Di Grado, Fuoco al cielo, La nave di Teseo 2019






Una storia d’amore vissuta in “cattività” e per questo intensa e drammatica, sconvolgente e trascinante.
Vladimir incontra Tamara in uno dei villaggi “chiusi” intorno alla “città segreta” al confine con la Siberia, luoghi nascosti al mondo, da cui non si può uscire, in cui il destino è segnato dalla radioattività del terreno, delle acque.
Gli spunti per questo bellissimo romanzo sono vicende vere: l’esplosione della centrale nucleare di Majak nel 1957; l’esistenza di una zona al confine con la Siberia in cui vivevano persone stipendiate per essere “eroi dello scudo nucleare”, cavie umane; la scoperta, nel 1996, di un “essere” considerato poi “non umano”, Alëšen’ka.

«All’inizio la città segreta contava duecentomila abitanti. Persone scelte per il grado estremo di sofferenza: menomate dalla guerra, provate dalla carestia, torturate nei campi di prigionia. Venivano contattate e si diceva loro: Ti portiamo in paradiso. Si diceva loro: Sarete i salvatori del mondo, i custodi dello scudo nucleare.»

Vladimir vede Tamara ballare e poi la rivede nella mensa cittadina, gli appare fragile e tormentata, se ne innamora da subito; Vladimir viene da Mosca, ha scelto di fare l’infermiere e non il medico per stare vicino ai più deboli senza avere «il potere divino di aggiustare i corpi» e, dopo il praticantato, ha scelto di rimanere in quel territorio dimenticato da Dio, dove neanche i medici vogliono stare, per restare accanto a Tamara.
Tamara è un’insegnante che è nata nel villaggio radioattivo e che sa quale sia il suo destino, è vissuta in orfanotrofio dopo aver perso entrambi i genitori a causa del fiume “malato”, sa che a Musljumovo non possono nascere figli sani. Quando vede Vladimir bello e perfetto si sente attratta da lui e si vergogna dei suoi vestiti trasandati e degli occhi senza trucco.

«Dio solo sa perché l’aveva puntata, qual è la vera logica degli umani che si fissano con altri umani, quale incastro tremendo hanno fiutato.»

La storia di Tamara e Vladimir ruota attorno al tema della maternità, alla speranza e alla paura che genera, che poi diventano disperazione e frustrazione.
Resta l’amore e la lotta contro l’ipocrisia del mondo, degli stessi abitanti che sembrano voler ignorare la tragedia che li circonda e abbandonano e perseguitano Tamara “la pazza”.
Ho apprezzato molto questo romanzo, scritto con uno stile crudo e diretto che ti fa entrare nel dolore dei protagonisti e non ti permette di staccartene se non alla fine, quando volti pagina e non trovi più parole scritte, ma restano comunque a lungo le sensazioni che hai provato durante tutta la lettura.
(Ale)

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