Roberto Alajmo, L'estate del '78
Roberto Alajmo, L'estate del '78, Palermo, Sellerio, 2018
In questo romanzo c’è la storia personale dell’autore che ruota intorno a un evento preciso (l’abbandono e il suicidio della madre) e a tutto il percorso familiare doloroso che lo precede.
Le immagini del protagonista bambino, adolescente e adulto sono sempre legate a quelle della madre Elena e anche quella di suo figlio Arturo, la descrizione del rapporto con lui, è strettamente connessa con la figura di sua madre, perché il passato si fonde col presente e il ricordo di sé adolescente si fonde con la paura per il destino di suo figlio Arturo.
È un romanzo malinconico e tormentato ma anche molto delicato.
Roberto Alajmo ci fa entrare in casa sua, ci mostra delle vecchie foto e ci racconta la sua famiglia e le sue emozioni. Scava dentro sé stesso e ci restituisce momenti della vita intima e personale, di figlio e di padre.
Nel luglio del 1978 è uno studente che si prepara con gli amici all’esame di maturità, studia con i compagni a Mondello e poi esce insieme a loro per mangiare un gelato. Dopo aver camminato per trenta metri trova la madre seduta sul marciapiede. Non sa che si tratta dell’ultimo incontro, che le parole che si scambiano sono in realtà un addio.
«È difficile stabilire il momento in cui si prende commiato da una persona. I momenti si sfumano, si susseguono, sfuggono al controllo che cerchiamo di esercitare su di essi. Certe volte non lo sai, ed è l’ultima volta».
In questo romanzo c’è la storia personale dell’autore che ruota intorno a un evento preciso (l’abbandono e il suicidio della madre) e a tutto il percorso familiare doloroso che lo precede.
Le immagini del protagonista bambino, adolescente e adulto sono sempre legate a quelle della madre Elena e anche quella di suo figlio Arturo, la descrizione del rapporto con lui, è strettamente connessa con la figura di sua madre, perché il passato si fonde col presente e il ricordo di sé adolescente si fonde con la paura per il destino di suo figlio Arturo.
È un romanzo malinconico e tormentato ma anche molto delicato.
Roberto Alajmo ci fa entrare in casa sua, ci mostra delle vecchie foto e ci racconta la sua famiglia e le sue emozioni. Scava dentro sé stesso e ci restituisce momenti della vita intima e personale, di figlio e di padre.
Nel luglio del 1978 è uno studente che si prepara con gli amici all’esame di maturità, studia con i compagni a Mondello e poi esce insieme a loro per mangiare un gelato. Dopo aver camminato per trenta metri trova la madre seduta sul marciapiede. Non sa che si tratta dell’ultimo incontro, che le parole che si scambiano sono in realtà un addio.
Da questo momento si dipana la trama di questo romanzo che è una sorta di indagine su un evento familiare che ha lasciato un segno profondo.
«È difficile stabilire il momento in cui si prende commiato da una persona. I momenti si sfumano, si susseguono, sfuggono al controllo che cerchiamo di esercitare su di essi. Certe volte non lo sai, ed è l’ultima volta».
Ho letto questo libro in un giorno, mi è sembrato molto bello e intenso.
(Ale)
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