Andrea Gentile, I Vivi e i Morti


<<Le storie degli uomini non sono scritte nelle loro rughe. 
Piuttosto in un mondo a metà tra i vivi e i morti.>>

Una narrazione visionaria, una storia sempre a metà tra il reale e l'irreale, dove non c'è distinzione tra vivi e morti.

Il luogo in cui è ambientato il romanzo è Masserie di Cristo, un paese in un non ben definito luogo della Sicilia.
Ed è qui, a Masserie, che storie di vita e di morte si mescolano.
Assuntina, figlia del cantoniere Beberto, scompare misteriosamente. 
Tebaldo costringe sua figlia Italia ad ucciderlo.
Nel mezzo la Società del Libero Pensiero, un infernale carcere gestito da uno spietato custode e una lunga e sanguinosa guerra per la supremazia nel paese.

E' difficile dire se mi sia piaciuto o meno il libro. Certo è che non avevo mai letto un libro del genere prima d'ora e se anche inizialmente sono rimasta spiazzata, poi ho imparato a capire il senso del racconto che siu rivela quasi subito in racconto epico.

Nessuna pietà, nessuna redenzione sembra possibile nella guerra che si accende tra gli abitanti delle tre frazioni del villaggio.
Ciò che colpisce di questo mondo visionario non è tanto l’umanità dolente e sconfitta ma il profondo sentimento di incanto, la dimensione leggendaria che straripa in ogni pagina del romanzo.

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