John Fante, Chiedi alla polvere
John Fante, Chiedi alla polvere, Einaudi, 2016 (Edizione originale: Ask the dust, Stackpole Sons, 1939) Traduzione di Maria Giulia Castagnone
In questo capolavoro della letteratura del Novecento c’è lo stesso scrittore e la sua vita.
Arturo Bandini, il suo alter ego, protagonista di tanti altri romanzi, si racconta con semplicità e ci fa entrare nelle difficoltà di realizzarsi come scrittore e come uomo, nei momenti di sfiducia in se stesso, nella passione per Camilla la bella cameriera messicana e nel suo difficile rapporto con la religione.
Siamo nella Los Angeles degli anni della Grande crisi e la polvere è quella delle strade del deserto. La California, con le sue strade, le sue spiagge, i suoi locali, i suoi motel, entra nel romanzo, non è semplicemente lo sfondo della storia.
“Così l’ho intitolato Chiedi alla polvere, perché in quelle strade c’è la polvere dell’Est e del Middle West, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere. E c’è una ragazza ingannata dall’idea che felici fossero quelli che si affannavano, e voleva essere dei loro”.
Nel prologo, pubblicato alla fine del libro, lo stesso Fante spiega la connessione tra il romanzo e la propria vita.
(Alessandra)
In questo capolavoro della letteratura del Novecento c’è lo stesso scrittore e la sua vita.
Arturo Bandini, il suo alter ego, protagonista di tanti altri romanzi, si racconta con semplicità e ci fa entrare nelle difficoltà di realizzarsi come scrittore e come uomo, nei momenti di sfiducia in se stesso, nella passione per Camilla la bella cameriera messicana e nel suo difficile rapporto con la religione.
Siamo nella Los Angeles degli anni della Grande crisi e la polvere è quella delle strade del deserto. La California, con le sue strade, le sue spiagge, i suoi locali, i suoi motel, entra nel romanzo, non è semplicemente lo sfondo della storia.
“Così l’ho intitolato Chiedi alla polvere, perché in quelle strade c’è la polvere dell’Est e del Middle West, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere. E c’è una ragazza ingannata dall’idea che felici fossero quelli che si affannavano, e voleva essere dei loro”.
Nel prologo, pubblicato alla fine del libro, lo stesso Fante spiega la connessione tra il romanzo e la propria vita.
(Alessandra)
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